Gli studi di James J. Heckman hanno dimostrato la centralità delle non cognitive skills nella definizione del capitale umano delle persone, ossia di quelle competenze predittive tanto del successo scolastico, quanto di quello professionale, della salute e della vita attiva nella società. Sono tratti della personalità, aspetti peculiari del carattere e dimensioni socio-emozionali recentemente classificati dalla letteratura come “big five”: apertura all’esperienza, coscienziosità, amicalità, estroversione, stabilità emotiva. Componenti che non possono essere evidentemente ricondotti a nozioni teoriche e abilità pratiche; sono, al contrario, competenze non meccaniche e non standardizzabili di natura trasversale e, soprattutto, personale.
È di tutta evidenza l’importanza di queste competenze per l’educazione della persona.
Una scuola oramai attenta alla sola “istruzione” sovente preferisce dimenticarsi della formazione integrale dei bambini e dei giovani: così facendo, però, dimentica la propria ragione originaria e, soprattutto, opera una forzatura artificiosa sulla professionalità degli insegnanti, inevitabilmente attenti non soltanto alla performance scolastica dei giovani, ma anche alla loro maturazione personale. I buoni docenti (da sempre) colgono anche le competenze non cognitive degli alunni, ma tale conquista rimane una silenziosa valutazione personale: nessuna indicazione ministeriale richiede alla scuola di osservare i tratti di personalità degli studenti, neanche quelli predittivi del loro successo futuro.
Una tale mancanza ha impedito l’affinazione di metodi di osservazione delle competenze trasversali efficaci ed efficienti tanto quanto quelli funzionali alla valutazione dell’apprendimento (compiti, voti, pagelle, giudizi di fine anno). Eppure un giovane perfettamente “istruito” può essere profondamente “diseducato” e per questo poco occupabile sul mercato del lavoro e a rischio di esclusione sociale. La disattenzione ai tratti di personalità diventa allora un tradimento delle vocazione originaria della scuola non più censurabile nell’epoca che significativamente non è più definita “della conoscenza” bensì “della competenza”.